DAL DISAGIO ALLA DROGA

La droga riempie dei vuoti: il tossicodipendente è una persona a cui manca qualcosa, spesso la capacità di comunicare e confrontarsi con gli altri, l'autostima, o semplicemente un po' di affetto. Tutto ciò genera un disagio interiore, che si trasforma in vera e propria sofferenza, in un dolore a cui si cerca di fornire una risposta, un sollievo.
La mancanza di linee di comunicazione adeguate, che possano fornire tali risposte, causa incomprensioni e fa sì che l'individuo cerchi una forma di sollievo tutta personale alle sue ferite interiori. La prima soluzione che attenui l'intensità del disagio è quella di non riconoscerlo neppure a se stessi, di dimenticarlo.
Spesso si iniziano a frequentare gruppi di coetanei identificandosi con essi. Si iniziano a commettere danni in varie aree della propria vita, spesso s'interrompono gli studi, si litiga in famiglia, si commettono numerose azioni dannose alle quali si stenta persino a dare un significato. Si cerca sempre di non pensare al male commesso, spesso vantandosene, ma sempre più se ne soffre (anche se in maniera apparentemente inconsapevole).
Si rende necessario, allora, assumere qualcosa che inibisca la sensazione di dolore che acuisce quel disagio interiore. Si inizia ad usare qualunque sostanza possa 'far dimenticare' ciò che, in maniera sempre più prepotente, s'impadronisce della mente e della coscienza dell'individuo. La droga e l'alcol sono le sostanze più accessibili e utili a ottenere l'effetto desiderato: piacere fisico e oblio (anche se temporaneo) dei problemi. Lo stato di euforia e intontimento che si prova con l'assunzione di tali sostanze non fa che amplificare quella sensazione di distacco da una realtà spiacevole. La droga fa compagnia alla solitudine, al tormento interiore, al bisogno frustrato di amare e di essere amati, ai propri scopi falliti, al vuoto di speranza per un futuro migliore.
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